Pace e riforme due nodi da affrontare
Ad Assisi il 13 novembre l'Assemblea straordinaria dei Vescovi italiani con la prolusione del Presidente Card. Matteo Zuppi. Il Cardinale ha intrecciato le urgenze internazionali con quelle del Paese. Il primo pensiero è per la pace e per il conflitto tra Israele ed Hamas. Sul fronte interno l'appello al "clima costituente" sulle riforme.
"La pace è il problema dei problemi perchè la guerra ogni male e versa ovunque i suoi veleni di odio e violenza, che raggiungono tutti, pandemia di morte che minaccia il mondo". "L'alternativa alla guerra è riprendere a trattare con buona volontà e rispetto dei vicendevoli diritti".
Quanto al nostro Paese si ricorda che la Chiesa italiana è al servizio della gente e che per "un'efficace riforma, che tocca meccanismi delicati del funzionamento della democrazia, è indispensabile creare un clima costituente, capace di coinvolgere quanto più possibile le varie componenti non solo politiche, com'è ovvio e come fu all'origine della Costituzione, ma anche culturali e sociali". (L'intero documento)
Non distogliere lo sguardo dal povero (Tb. 4,7)
Nel messaggio per la settima Giornata mondiale dei poveri di domenica 19 novembre 2023 Papa Francesco esorta a non distogliere lo sguardo da chi è in difficoltà come i bambini che vivono in zone di guerra – Medio Oriente, Ucraina, Sud Sudan, America latina -; su chi non riesce ad arrivare a fine mese; su chi è sfruttato sul lavoro: «Ognuno è nostro prossimo» e per battere la povertà non basta un decreto ma serve un serio ed efficace impegno politico, legislativo, sociale».
(Il messaggio)
Una sinodalità sperimentata
Quella appena conclusa è stata una tappa importante del cammino sinodale della Chiesa universale voluto da papa Francesco. Inoltre, non si è trattato di uno dei soliti sinodi dei vescovi, ma di un Sinodo dei vescovi allargato, ampliato in un’Assemblea ecclesiale originale: un Sinodo del popolo di Dio, in cui non solo i vescovi, ma anche i battezzati, donne e uomini, hanno avuto un posto e una voce. L’alto gradimento del testo è stato reso possibile dal fatto che molte questioni non sono state risolte, ma indicate come ancora aperte: il che, da solo, deve essere considerato un grande successo. Questo significa molto lavoro per l’anno prossimo. Il diaconato delle donne, la questione del celibato, la cultura sessuale, la questione di genere, la benedizione delle coppie omosessuali − sono tutte rimaste aperte. Da un lato, questo può deludere chi si aspettava già ora delle decisioni. Ma preoccupa anche chi voleva che questi temi fossero rimossi dal tavolo sinodale. Secondo le cifre del voto sulle questioni sensibili, questi ultimi non sono poi così pochi − circa un terzo.
Il fatto che l’assemblea sinodale si occupasse di sinodalità ha fatto temere che si trattasse principalmente di riforme interne alla Chiesa: ma fortunatamente, il documento di sintesi non si ferma a queste domande interne alla Chiesa. Il mondo che sta barcollando è ben presente, non da ultimo attraverso le persone che provenivano dai luoghi di crisi: dall’Ucraina alla Russia, da Israele alla Palestina. È stata prestata grande attenzione alle migrazioni, è stato ascoltato il grido della terra e dei poveri. Anche alle sfide della informatizzazione è stato dato ampio spazio, perché Internet e i social media possono essere un luogo per influencer del Vangelo tra i giovani, ma anche il terreno per un odio.
Rimane aperta la questione se e come il sentimento ecclesiale sinodale acquisito in queste quattro settimane si diffonderà nell’intera Chiesa mondiale. La relazione esprime questa speranza. La collega al tema dell’inculturazione: che nel prossimo anno ci siano nuovi impulsi sulle questioni aperte, soprattutto dalle assemblee continentali, ma anche dalle Chiese locali.(La relazione di sintesi finale)
Dal Sinodo la lettera al popolo di Dio
La lettera è stata approvata e diffusa mercoledì 25 ottobre mentre si avviavano alla conclusione i lavori della prima sessione della XVI Assemblea Generale ordinaria del Sinodo dei vescovi.“Per progredire nel suo discernimento, la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri”, si legge nella lettera: “Ciò richiede da parte sua un cammino di conversione. Si tratta di ascoltare coloro che non hanno diritto di parola nella società o che si sentono esclusi, anche dalla Chiesa. Ascoltare le persone vittime del razzismo in tutte le sue forme, in particolare, in alcune regioni, dei popoli indigeni le cui culture sono state schernite. Soprattutto, la Chiesa del nostro tempo ha il dovere di ascoltare, in spirito di conversione, coloro che sono stati vittime di abusi commessi da membri del corpo ecclesiale, e di impegnarsi concretamente e strutturalmente affinché ciò non accada più”. “La Chiesa ha anche bisogno di ascoltare i laici, donne e uomini, tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale”, “invitati, in virtù del loro battesimo, a sedersi allo stesso tavolo per prendere parte non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei vescovi”.
Il testo integrale della lettera
Care sorelle, cari fratelli,
mentre si avviano alla conclusione i lavori della prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi, vogliamo, con tutti voi, rendere grazie a Dio per la bella e ricca esperienza che abbiamo appena vissuto. Questo tempo benedetto lo abbiamo vissuto in profonda comunione con tutti voi. Siamo stati sostenuti dalle vostre preghiere, portando con noi le vostre aspettative, le vostre domande e anche le vostre paure. Sono già trascorsi due anni da quando, su richiesta di Papa Francesco, è iniziato un lungo processo di ascolto e discernimento, aperto a tutto il popolo di Dio, nessuno escluso, per “camminare insieme”, sotto la guida dello Spirito Santo, discepoli missionari alla sequela di Cristo Gesù. La sessione che ci ha riuniti a Roma dal 30 settembre costituisce una tappa importante in questo processo. Per molti versi, è stata un’esperienza senza precedenti. Per la prima volta, su invito di Papa Francesco, uomini e donne sono stati invitati, in virtù del loro battesimo, a sedersi allo stesso tavolo per prendere parte non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei vescovi. Insieme, nella complementarità delle nostre vocazioni, dei nostri carismi e dei nostri ministeri, abbiamo ascoltato intensamente la Parola di Dio e l’esperienza degli altri. Utilizzando il metodo della conversazione nello Spirito, abbiamo condiviso con umiltà le ricchezze e le povertà delle nostre comunità in tutti i continenti, cercando di discernere ciò che lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa oggi. Abbiamo così sperimentato anche l’importanza di favorire scambi reciproci tra la tradizione latina e le tradizioni dell’Oriente cristiano. La partecipazione di delegati fraterni di altre Chiese e Comunità ecclesiali ha arricchito profondamente i nostri dibattiti. La nostra assemblea si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria. Abbiamo pregato per le vittime della violenza omicida, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione. Abbiamo assicurato la nostra solidarietà e il nostro impegno a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace. Su invito del Santo Padre, abbiamo dato uno spazio importante al silenzio, per favorire tra noi l’ascolto rispettoso e il desiderio di comunione nello Spirito. Durante la veglia ecumenica di apertura, abbiamo sperimentato come la sete di unità cresca nella contemplazione silenziosa di Cristo crocifisso. “La croce è, infatti, l’unica cattedra di Colui che, dando la vita per la salvezza del mondo, ha affidato i suoi discepoli al Padre, perché ‘tutti siano una sola cosa’ (Gv 17,21). Saldamente uniti nella speranza che ci dona la Sua risurrezione, Gli abbiamo affidato la nostra Casa comune dove risuonano sempre più urgenti il clamore della terra e il clamore dei poveri: ‘Laudate Deum!’”, ha ricordato Papa Francesco proprio all’inizio dei nostri lavori. Giorno dopo giorno, abbiamo sentito pressante l’appello alla conversione pastorale e missionaria. Perché la vocazione della Chiesa è annunciare il Vangelo non concentrandosi su se stessa, ma ponendosi al servizio dell’amore infinito con cui Dio ama il mondo (cfr Gv 3,16). Di fronte alla domanda fatta a loro, su ciò che essi si aspettano dalla Chiesa in occasione di questo sinodo, alcune persone senzatetto che vivono nei pressi di Piazza San Pietro hanno risposto: “Amore!”. Questo amore deve rimanere sempre il cuore ardente della Chiesa, amore trinitario ed eucaristico, come ha ricordato il Papa evocando il 15 ottobre, a metà del cammino della nostra assemblea, il messaggio di Santa Teresa di Gesù Bambino. È la “fiducia” che ci dà l’audacia e la libertà interiore che abbiamo sperimentato, non esitando a esprimere le nostre convergenze e le nostre differenze, i nostri desideri e le nostre domande, liberamente e umilmente.
Un appello alla preghiera
In occasione della Giornata di digiuno, preghiera e penitenza per la pace indetta da Papa Francesco per il 27 ottobre, l'Ufficio Liturgico Nazionale ha preparato un sussidio di preghiera. “Tacciano le armi! Si ascolti il grido di pace dei popoli, della gente, dei bambini! Fratelli e sorelle – ha affermato il Pontefice – la guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l’odio e moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro. Esorto i credenti a prendere in questo conflitto una sola parte: quella della pace; ma non a parole, con la preghiera, con la dedizione totale”.
Per la giornata del 27 ottobre la CEI ha predisposto uno schema di preghiera.